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Sassari, schiacciato dal muletto all’ecocentro: chieste due condanne

di Nadia Cossu
Sassari, schiacciato dal muletto all’ecocentro: chieste due condanne

Gianuario Derudas nel 2021 era morto mentre spostava un carico di rifiuti. Imputati i manager di “Ambiente Italia”

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Sassari Per il pubblico ministero Enrica Angioni ci furono precise responsabilità aziendali nella morte dell’operaio Gianuario Derudas, il 43enne deceduto il 15 ottobre del 2021 all’ecocentro di Sassari. Derudas era rimasto schiacciato dal muletto con il quale stava operando per spostare un carico di rifiuti. Per quella tragedia sul lavoro sono a processo – davanti al giudice Paolo Bulla Enrico Besta, 76 anni residente in Lombardia, e Stefano Moro, 47 anni, di Oniferi, (entrambi difesi dall’avvocato Massimo Pellicciotta del foro di Milano) rispettivamente responsabile e delegato nell’isola di “Ambiente Italia”, la ditta per cui la vittima lavorava. Ieri mattina la pm Angioni ha chiesto per entrambi gli imputati la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione.

Il mezzo meccanico sul quale Gianuario Derudas stava operando quel pomeriggio, si era ribaltato nel piazzale dell’azienda. Dopo le valutazioni dei tecnici e degli investigatori la Procura aveva contestato negligenze gravi all’interno della sede di via Montello. A Besta era stata contestata l’omessa individuazione dei rischi “per aver messo a disposizione dei lavoratori un carrello elevatore non adeguato al luogo di lavoro, poiché impiegato in presenza di pendenze del piazzale e delle rampe, in accoppiamento a un accessorio (pinze) non idoneo a svolgere il sollevamento di carichi pendenti, oltreché priva della necessaria cintura di sicurezza”.

A Moro, invece, era stata contestata l’omessa vigilanza sul corretto uso dei macchinari. “Ossia che il lavoratore utilizzasse la cintura sul carrello e che il carico fosse adeguatamente imbragato”. Nella requisitoria il pm ha parlato di “gravi carenze strutturali” all’ecocentro e di un “contesto con palesi violazioni di norme cautelari”. Per la Angioni i manager di Ambiente Italia non avrebbero “valutato correttamente i rischi né formato i dipendenti”. «La vittima non ebbe una condotta incauta, né abnorme. Si limitò a eseguire l’incarico che gli era stato affidato dal preposto Moro» ha detto.

Il difensore Pellicciotta ha evidenziato la serietà dell’azienda «per la quale la vita di un lavoratore ha priorità assoluta. Non è detto che quando accade un fatto drammatico ci sia necessariamente una responsabilità del datore di lavoro». E ha sottolineato, il difensore, come il dipendente debba, a sua volta, «contribuire con il suo comportamento a evitare eventi nefasti». A novembre la sentenza.

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